Caterina – Cara Lalla, ti leggo da anni e ti faccio i complimenti perché nelle tue risposte ho sempre trovato informazioni utilissime per il mio lavoro di insegnante precaria.Ierio ho ricevuto notizia dell’avvio dei PAS in Lombardia e dei relativi costi. Non solo costeranno 2500 euro, quindi il massimo ipotizzato, ma si svolgeranno per la maggior parte a Milano, quindi per tutti i residenti in altre città lombarde ci saranno ulteriori spese.
Ma non dovevano essere "corsi a costo sociale"? Siamo tutti precari, con famiglia e una supplenza già in corso!!!
Sto cercando in rete, ma nessuno si lamenta…come è possibile? I sindacati e le associazioni di insegnanti stanno facendo qualcosa?
Io mi voglio abilitare e voglio seguire un corso abilitante che mi dia delle competenze utili al mio lavoro, ma visto i ritardi, i problemi organizzativi e la speculazione economica ho seri dubbi che i PAS possano essere un’utile esperienza formativa.
Ti ringrazio se leggerai queste poche righe e se vorrai rispondermi.Cordiali saluti
Lalla – gent.ma Caterina, la richiesta di corsi "a costi sociali" proveniva dagli ambienti sindacali, ma la decisione finale è stata assegnata dal Miur alla CRUI
La richiesta dei sindacati
"Il Miur, Le Organizzazioni Sindacali e le Università, dovrebbero considerare la crisi economica che ha colpito duramente il nostro paese e quindi lo Stato Sociale.
Pertanto chiediamo che venga applicata ai corsisti dei PAS una quota d’iscrizione SOCIALE. "
Nella nota del 30 ottobre 2013 indirizzata a Crui e Uffici Scolastici regionali il Ministero affronta per la prima volta il problema del contributo da richiedere ai corsisti per la frequenza del PAS (Percorso speciale abilitante).
Nulla di rilevante, a dire la verità
“Nell’ottica di garantire omogeneità di comportamento e maggiore sinergia tra le parti interessate nell’attivazione dei PAS, si auspica che la CRUI voglia assumere un ruolo di coordinamento tra il Ministero (Istruzione e Università), gli Uffici Scolastici Regionali e le Università, anche nella definizione di un valore di sistema per il contributo di iscrizione a tali corsi.”
Le Università hanno quindi ritenuto corretto richiedere una cifra oscillante tra i 2.000 e i 2.500 euro. Non sappiamo se a loro parere questa possa essere considerata una cifra sociale.
Non concordo invece sulla valutazione a priori della qualità dei corsi. Come da sempre accade, ci saranno corsi di alto livello e corsi di cui forse avremmo fatto volentieri a meno, ci saranno docenti che non coglieranno e non sapranno tradurre nell’esperienza quotidiana gli spunti forniti in sede universitaria e ci saranno docenti che porteranno il loro bagaglio di esperienza sul campo per confrontarsi con il mondo accademico.